domenica 27 dicembre 2009

22 Work in progress 6

La storia continua: l'unica cosa definita è la locomotiva, del resto si tratta del soggetto, ma anche il paesaggio di sfondo ha forse trovato il suo assetto definitivo, ed il verde è abbastanza vicino a quello che ho in mente, solo che devo far capire l'avvallamento del terreno vrso il muro di cinta, e voglio anche che ci siano degli alberi, che si senta dello spazio fra il treno e lo sfondo, e che lo sfondo non sia un fondale da palcoscenico, ma vero paesaggio, al di là di un muro da fabbrica, come se ne vedono in uscita o in entrata da tutte le città, credo anche in quelle americane.
Gli sbuffi cominciano a convincermi, ma crerdo che andranno lavorati alla fine di tutto il lavoro, mi piacerebbe che quel fumo fosse la sintesi stilistica dei vari elementi.
Per la prossima seduta, il lavoro fatto sarà asciutto, e potrò cercare le tinte definitive.
Naturalmente sto lavorando anche su altro, ho almeno tre progetti che penso di cominciare al massimo fra un paio di settimane...

martedì 22 dicembre 2009

21 Lo studio della figura

Ho fatto poche sedute di nudo, pochissime, ma mi piace dipingere la figura femminile, senza rinnegarne l'ovvio erotismo. Non potendo permettermi di pagare una modella, e scartando l'idea di lavorare con dilettanti, cosa che rischia di essere imbarazzante e dispersiva, lavoro servendomi di fotografie, tavole anatomiche e memoria visiva, qualche volta mi riferisco a Maestri importanti, ma quasi mai copio l'immagine pari pari, il quadro è sempre il risultato di una qualche idea che ho in testa, e non è raro che faccia diversi studi a matita, acquarelli, guazzi etc., prima di realizzare il cartone da portare sulla tela, rcalcando o copiando. Però mi piacerebbe riuscire ad avere l'immediata freschezza di Toulouse Lautrec, o la gioiosa facilità di Renoir, o l'eleganza di Botticelli, la delicatezza di Raffaello, la carnalità di Rubens, e chissà cos'altro ancora. Con simili referenti, che magari si affollano in un lavoro solo, è difficile esser pienamente soddisfatti del risultato, ed ogni tanto ci riprovo, osando sempre sperare in quei centodieci anni, che, assimilandomi spudoratamente al Maestro Hokusal potrebbero portarmi a dar vita all'opera mia.

sabato 19 dicembre 2009

20 Still Life


Olio su tela

Vorrei riuscire ad avere sempre una natura morta in posa, per lavorarci nelle pause mentre sto facendo gli altri quadri, mettiamo aspettando che un colore asciughi per poter velare.
La natura mortra può essere come il solfeggio o le scale, ristabilisce la posizione, favorisce la ricerca cromatica, si presta alla meditazione, riporta la Pittura verso l'essenziale, trasfigurando gli oggetti in forme con vita propria.
Giorgio Morandi confessava con modestia che avrebbe voluto essere un astrattista, io dico che è stato fra i più importanti astrattisti, in quanto i suoi oggetti non erano la copia degli oggetti reali, ma Pittura allo stato puro: colori, valori, concetti.
Non credo che una mia natura morta riuscirà mai a raggiungere quella sintesi, ma è lì che voglio andare, e se vivrò oltre i cent'anni, continuerò ad avvicinarmici con qualche buon risultato.

giovedì 17 dicembre 2009

19 Lumière, et c'ést le Cinema


Olio su tela cm. 70 x 80
I contemporanei che videro il treno, si spaventarono, pensando che il treno priettato li avrebbe travolti, uscendo dallo schermo, e qualcuno si fece male nella fuga.
Ai giorni nostri non ci spaventa l'Apocalisse che periodicamente ci propinano, anzi non manca chi ne sia grande consumatore, ma venendo al sodo, i Lumière si limitarono a dare un mezzo per l'esecuzione di qualcosa che gli artisti figurativi avevano "inventato" da tempo, si pensi a certe sequenze nelle tombe dei faraoni, alla cavalcata di Fidia, alla crosciante sciorinata di lance della battaglia di San Romano (P. Uccello), al neoralismo spietato del primo piano di quello zotico che s'abbuffa di fagioli mentre s'aggrappa alla michetta con cui farà sostanziosa zuppa (Carracci), a quella spettacolare caduta da cavallo dipinta dall'impareggiabile Caravaggio per tirarci dentro nella storia di Saulo che diventa Paulo, e i balli all'aperto di Renoir, la X bianca di quel dramma di Goya...e che elenco si potrebbe fare, fino ad arrivare ai futuristi (e parlo anche di quelli russi) che indicano senza chiacchiere la strada ai cineasti, facendo fare a Eisenstein una carica di cavalleria senza neanche un cavallo, ed oso anche dubitare che ci fosse qualcuno, dentro gli elmi cilindrici dei Teutoni dell'Alexander Nevskij, a simboleggiare la tragica vuotezza dei Templari di tutti i tempi...Ci voleva proprio, qualcuno che inventasse quella meraviglia che permise di animare le grige solituudini di Mario Sironi, che desse verbo alle cavalcate di Remington, fino ad arrivare a quell'apoteosi del Barry Lindon di Kubrick, l'Impero raccontato attrverso Hogart, Stubbs, Derby, Reynolds.
E' sicuro, gli Artisti facevano il Cinema prima che due geniali artigiani francesi combinassero luce e scorrimento per dare inizio a quella meraviglia che fa cantare i quadri, fino ad arrivare agli effetti speciali sempre più speciali, ma lo scatenamento dei Prigioni, nessuno riuscirà mai a rifarlo.

mercoledì 16 dicembre 2009

18 Il mare


Il canto delle onde Olio su tela cm.50x70
Vincent e le montagne d'acqua Olio su tela cm.50x60

Amo il mare, ma lo frequento poco, e non so nuotare, ma mi basta una spiaggia qualsiasi, perchè ne avverta la magia e l'immensità, e quando mi capita non mi stanco di contemplare le onde, stando ad ascoltarne la voce. C'è un sacco di letteratura, sul mare, io amo Melville e Conrad, ma anche Verga ne ha scritto , e Mishima, e tanti che non ricordo, ma sempre, quando in un libro appare il mare, che sia l'oceano o la scogliera calabrese, un fiordo o una caletta ligure, mi si evoca l'odore salmastro e la musica delle onde, che puoi sentire, se ascolti, anche attraverso il cicaleccio dei bagnanti.
Non credo che gli scrittori avessero sempre il mare sottomano quando ne scrivevano, Salgari incrociava nei mari del Sud sulla tolda del suo tavolo da scrivano, quindi anche dipingendo, si può evocare, e mi sono permesso anche di chiamare in causa Van Gogh. Per la verità il quadro non sarebbe finito, ma arrivato a quel punto, m'è parso di sentire la sua presenza, intento a studiare una di quelle famose stampe... Tranquilli, non ho pretese di medium, è solo Pittura.

domenica 13 dicembre 2009

17 Work in progress 5

Riproduco, oltre al passaggio attuale, un mio lavoro di una quindicina d'anni or sono, per considerare il percorso compiuto: si tratta di un soggetto che ha molto in comune co n quello che sto trattando, si tratta sempre di scorci industriali, anche se diversi per epoca, posizione geografica eccetera.
Il lavoro finito, "leave room for a laughter", è un olio su tela di cm.50x70, e rappresenta il passaggio di un treno in un paesaggio di periferia urbana, abbastanza convincente nonostante certe crudezze.
Lo spazio è ben definito, gli elementi sono tutti al loro posto, c'è la luce che cercavo.
Il quadro su cui sto lavorando è un'altra storia, siamo in un'America inventata non meno di quella metropoli lombarda, il treno è più presente, c'è il vapore. Ma luce, spazio, equilibrio della composizione prescindono da questi episodi, semmai qui sarà richiesta maggior attenzione alle dinamiche del greve incedere della macchina e dei suoi sbuffi di fumo, mentre gli elementi del paesaggio, pur diversamente disposti, devono ugualmente partecipare al quadro.
Allo stato attuale, le costruzioni in alto a destra sono troppo "di quinta", e la vegetazione è debole, anche se il verde comincia a piacermi. Macchina e fumo potrebbero funzionare per un' illustrazione, ma non sono nella cifra stilistica del quadro che ho in mente.

venerdì 11 dicembre 2009

16 Altri tempi

Il canto della risaia olio su tela cm.100x80

Tornando da una gita nel Vercellese, acqua e cielo in un'unica luce, mi ricordavo le canzoni delle mondine, col treno, e le braghe del padrone e tutto il resto. Avevo visto partire da Porta Genova gli ultimi treni a vapore, non c'erano più le mondine ma ho composto l'immagine con una vaporiera 940, cui l'assenza di tender al traino agevolava il lavoro anche all'indietro ed i famigerati vagoni "centoporte" di terza classe. Il gioco fra prospettiva e riflesso fa sembrare che il trenino navighi, spinto dai cori allegri di ragazze eccitate per la trasferta, e spensierate per l'età. Ho avuto modo di conoscere una di queste ragazze divenuta una nonna vivace, persona semplice e di gran cuore, con la generosità della gente abituata a gioire di un lavoro da schiavi che salva dalla fame.

mercoledì 9 dicembre 2009

15 In Pausa e Senza Titolo


Due immagini distanti, realizzati con uguale tecnica: olio su tela con colori "divisi", formato 70 80 e 60 80 cm.
Nel primo ho cercato una luce come quella de "le due madri" di Segantini, e parlo della pittura, col massimo rispetto per la poesia, mentre il secondo è in mio ennesimo tentativo di creare, col gioco delle ombre, una lingerie con la malizia dell'innocenza. La luce è l'elemento determinante, sia quella raccolta delle lanterne e di lumini e riflessi notturni,dia quella che ammicca in pieno giorno tra le foglie..

giovedì 3 dicembre 2009

14 Tempo fa

All'inizio degli anni '70 ero piuttosto confuso, e dipingevo poco, rifacendomi come potevo ad opere viste, fatte da autori più o meno affermati. La costante scarsità di mezzi ed il disordine esistenziale favorivano un approccio rozzo con materiali scadenti, come si vede in questa tempera su una vecchia tela reimbiancata, lavoro disperato, cm 80x100, buttato giù d'istinto, sul ricordo del marchio di un whisky, e non sto scherzando.
Ma non trovo che sia pessimo, certo che avrei dovuto lavorare di più e con maggior cura, ma l'azione dell'arciere figura sintetizzzata in un giustapposizione di forze che produce un solido equilibrio, che successivamente andrò sempre cercando, trasponendolo dalle nature morte e dalle vedute paesaggistiche ai soggetti in azione, che si tratti di creature o di macchine.